Perché la famossima fotografia della bambina vietnamita che fugge nuda dai bombardamenti al napaln mezzo secolo fa era considerata una tragica immagine della brutalità della guerra e oggi è censurata da facebook come immagine pedofila? Cosa è cambiato nella percezione dell’infanzia in questo mezzo secolo per farci vedere diversamente la stessa fotografia?
Perché oggi le immagini di bambini e bambine normali sono pixelizzate per tutelare l’infanzia? Perché quando il bambino o la bambina è carnefice o vittima vengono invece mostrate, anzi esibite e spettacolarizzate?
E’ come se bambini e bambine normali fossero impresentabili e si potessero mostrare solo carnefici, vittime o modelli pubblicitari. Quali sono le maschere dell’infanzia e perché l’infanzia ha bisogno di maschere?
A nove anni Kim Phúc fu fotografata nuda e in lacrime dopo un bombardamento al napalm: dopo quarant’anni per fortuna sarà curata gratis negli Stati Uniti, ma intanto le immagini vengono lette in modo radicalmente diverso.
Un poliziotto tiene in braccio un bambino e pratica la respirazione bocca a bocca (“qualcuno lo chiama porco, io lo chiamo signore!”). Era una campagna in difesa della polizia di mezzo secolo fa: perché allora non poteva essere letta come una esplicita allusione alle inclinazioni pedofile delle forze dell’ordine? Cosa è cambiato?
Stefano Benzoni si chiede cosa sia successo in questo cambio di lettura? cosa è cambiato dellanostra rappresentazionedell’infanzia? Cosa hanno modificato i processi di globalizzazione? Che ideologia dell’ifanzia hanno creato? L’infanzia è associata a tanti compromessi, rappresentazioni ideali ma come ci occupiamo pubblicamente e privatamente condensa molte contraddizioni.
Questi e altri spunti sono nel libro di Stefano Benzoni, L’infanzia non è un gioco. Paradossi e ipocrisie dei genitori di oggi, Roma-Bari, Laterza, 2013 e nell’intervista di RBE.