Purtroppo chi pratica azioni educative – in sintonia con le indicazioni e le linee guida dell’OCSE e dell’OMS – nel senso di interrogare gli stereotipi decostruendo immaginari sessisti e/o omofobi, subisce negli ultimi tempi attacchi molto violenti da parte della gerarchia della Chiesa Cattolica che ha creato un nuovo nemico: l’ideologia del gender.
L’intento è quello di discrimnare chi porta avanti l’educazione al genere, alla pari dignità e alle pari opportunità, senza discriminazioni né di genere, né di orientmento sessuale. Arnaldo Bagnasco presidente della CEI, accusa le autrici di «Educare alla diversità a scuola» – un libro di formazione autorizzato dal governo Letta e diffuso nelle scuole primarie e secondarie – di volere distruggere al famiglia naturale. L’impianto tutto ideologico scricchiola fin dall’inizio se si pensa che i figli naturali fino a poco tempo fa erano – seguendo proprio le sacre indicazioni vaticane – quelli fuori dal matrimonio.
Matrimonio che tutto è tranne un fatto naturale, anzi uno dei primi fatti sociali, e come tale diverso da cultura a cultura.
Ma mentre le crociate contro all’ideologia del gender incontrano sempre più opposizione dentro la stessa chiesa cattolica romana, proprio a Roma il 19 e 20 settembre 2015 ci sarà il secondo incontro di tutte le organizzazioni che promuovono l’educazione al genere.
Sono cambiati i tempi e le tipologie di famiglie ma ci sono molti stereotipi che vengono profondamente radicati in bambini e bambine fin dai primi anni di vita. Già nell’età di formazione dell’immaginario – nel periodo 0-6 anni – vengono infatti trasmesse, più o meno consapevolmente, distinzioni tra maschio e femmina che perdureranno. Si tratta della regenderizzazione, fenomeno contemporaneo per cui vestiti e giochi vengono distinti dal primo mese di vita.
Spesso si pensa che per la consapevolezza di genere ci sia tempo negli anni successivi, ma in realtà è proprio in questo primo periodo che si forma l’immaginario. Definizioni, aggettivi, frasi dette con altri fini, gesti, tutto concorre a trasmettere una visione del mondo che è ancora stereotipata dove il femminile rimane il secondo sesso.
Le trasformazioni culturali e del mondo del lavoro hanno messo in discussione la divisione dei ruoli tradizionali di uomo e donna, di spazio privato (casa) e spazio pubblico (professione, politica), di lavoro produttivo e lavoro di cura della prole. Possiamo dire che non esistono più discriminazioni di genere basate su stereotipi profondi? È possibile non cadere nella trappola di inventare contro-stereotipi? È possibile educare alla libertà e alla differenza senza cadere nella trappola di dare altri modelli precostituiti di maschile e femminile?
Come è possibile uscire da un immaginario sessista? Con quale educazione al genere?
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