Oggi siamo educati all’illimitatezza dai pubblicitari che creano sempre più bisogni e sempre più illimitati perché “un popolo felice consuma poco”. La dimensione dell’infinito appartiene invece alla dimensione spirituale che Latouche [ASCOLTA/SCARICA L’INTERVISTA DI RBE A LATOUCHE SU DECRESCITA, ETICA, PEDAGOGIA], rivendica a patto che sia laica e non religiosa. Ma se detestiamo l’attuale società dei consumi come si può educare in modo contro-corrente senza essere ideologici e senza educare al consumo? Latouche invita a una pedagogia della resistenza senza confondere politica e pedagogia. Il compito della pedagogia oggi è essere pedagogia della lentezza? Latouche sostiene che la pedagogia della decrescita nel senso stretto non ha molto senso perché la decrescita è un progetto di società mentre la pedagogia ha per oggetto la creazione di personalità autonome. Le istituzioni scolastiche sono mercificate: le loro parole d’ordine sono informatica, inglese, imprenditorialità ma producono incultura, ignoranza. Si definisce rivoluzionario conservatore perché i modernisti hanno distrutto il sistema tradizionale di educazione, mentre la cultura classica permetteva di costruire la personalità dei giovani. Tornare a una pedagogia classica e umanistica significa dare importanza a virtù e limite. Proprio oggi che la frugalità è condizione di sopravvivenza dell’umanità. Questa pedagogia classica umanistica è pedagogia alla resistenza di fronte a un neoliberismo che distrugge le culture diverse sostituendole con l’anti-cultura della crescita. Educare a essere cittadini e cittadine anziché consumatore e consumatrice è possibile.
Decrescita, tra etica e pedagogia: intervista a Latouche
