Per Daniele Novara la proposta contenuta nell’ultimo suo libro (Litigare fa bene, insegnare ai propri figli a gestire i conflitti, per crescerli più sicuri e più felici) riassume tutto il suo lavoro ormai più che ventennale. Il conflitto è il principale antidoto alla violenza (e non è all’origine): “l’educazione alla socialità passa piuttosto attraverso l’educazione al litigio: è fondamentale insegnare a stare insieme anche quando è difficile; a gestire i problemi e le prepotenze senza utilizzare la violenza; a reagire ai comportamenti vessatori trasformando la relazione e il gruppo in occasioni di apprendimento e creatività piuttosto che in ambiti di paura e conformismo.”
Lasciate che i bambini litighino fra loro! Il litigio tra bambini sviluppa le capacità di mediazione, relazione e rinuncia che saranno necessarie da adulto. Seguendo Alice Miller e la sua dura condanna delle pedagogie nere, (le pedagogie che consapevolmente o inconsapevolmente fanno rientrare la violenza tra le pratiche pedagogiche), Novara ammonisce i genitori che si fidano del loro istinto senza un lavoro su di sé. Questi genitori riprodurranno ciò che nella loro infanzia è stato loro imposto perchè senza presa di coscienza si riproducono anche i meccanismi di violenza. La spontaneità non aiuta i genitori.
Attraverso semplici spiegazioni e forse anche troppi esempi, l’autore dimostra l’efficacia del metodo maieutico “Litigare bene”. Per aiutare i figli a gestire i conflitti e per crescerli più competenti nelle relazioni interpersonali occorre lasciare litigare i bambini, non cercare il colpevole, non imporre né fornire la soluzione, ascoltare e legittimare tutti i punti di vista, favorire l’accordo creato dai bambini stessi. Per l’autore “educare vuol dire quindi aiutare a litigare bene”.
Il conflitto tra bambini rappresenta uno dei tabù pedagogici della nostra epoca. Al primo accenno di litigio infantile la maggior parte degli adulti tende a intervenire e reprimere il conflitto, nella convinzione che sia necessario imporre una rappacificazione. Invece i contrasti costituiscono una fondamentale occasione di apprendimento relazionale che, se lasciati liberi di agire, i più piccoli imparano a gestire autonomamente.
I “bravi bambini” e le “brave bambine” che non litigano mai sono una finzione letteraria dei vari galatei dello scolaro e del libro Cuore. Rispondono a idee astratte degli adulti e, quando ciò accade, siamo di fronte all’interiorizzazione delle aspettative dell’adulto. Questi bambini e bambine “dotate” da grandi potrebbero non sapere fronteggiare complicazioni e conflitti.
Del resto il vissuto dei bambini è spesso diverso: “non stavamo litigando, stavamo solo giocando…”. Diverse ricerche sul campo ormai da tempo hanno dimostrato che spesso i bambini trovano velocemente da soli l’accordo o comunque la soluzione. La ricerca condotta da Novara stesso e la sua équipe ha evidenziato come nelle medesime scuole dove c’è stato una applicazione del metodo ‘litigare bene’ si siano prodotti cambiamenti. Sono state osservate le classi materne e elementari di diverse scuole prima e dopo l’uso del metodo. Sono aumentati gli accordi spontanei e le rinunce. Si è scoperto che si sono ridotti i litigi e gli interventi degli insegnanti.
Lasciare litigare liberamente presenta quindi notevoli vantaggi: i bambini si autoregolano, i maschi usano più le parole della fisicità, tutti/e imparano a confrontarsi con altri punti di vista e sviluppano l’empatia, imparano a trovare un’alternativa e a lasciare perdere se necessario, sviluppando in compenso autostima e creatività.
La distinzione tra conflitto e violenza, che anche gli adulti stessi faticano a compiere, è fondamentale anche per sapere circoscrivere il bullismo senza farne un inutile allarme sociale. Conflitto, litigio, guerra, violenza, aggressività, bullismo, prepotenza dovrebbero essere campi semantici da scandagliare.
Il libro esamina i litigi tra pari tra bambini/e di meno di 10 anni e non esamina la questione del conflitto tra generazioni. Forse non abbastanza approfondita è l’indicazione di dare regole chiare, presentata come l’alternativa alle punizioni dannose per l’autostima dei bambini. Chiarezza, realismo e condivisione delle regole. Ma siamo forse alla questione del conflitto generazionale e alla questione dell’autorità educativa. Basta che siano chiare perché siano rispettate? Assente dal libro anche l’analisi del contesto storico e sociale che sta riducendo gli spazi di reale autonomia nel gioco per i bambini. La proposta di Novara è forse fin troppo esemplificata per le famiglie e contiene invece solo spunti di riflessioni per le insegnanti (non è un caso che nel sottotitolo si parli di figli e non di scolari). Il contesto scolastico è distinto, antropologicamente e giuridicamente, da quello familiare. Pur essendo molto centrato sul metodo proposto a cui si dà persino un nome proprio ‘LITIGARE BENE’, e meno sui contesti dove esso è già applicato senza il Kit e il marchio, il libro costituisce una avanzatissima proposta pedagogica per le famiglie di oggi che rompe un grande tabù. Se molte famiglie lo leggessero e lo applicassero, il presente e il futuro sarebbero migliori.
inutile e scontato stimolare il conflitto. più costruttivo piuttosto sarebbe unirsi per costruire insieme un mondo più equo. non reprimere ma discutere civilmente, questo l’obiettivo. più leggo il blog più mi appassiona.